Il profumo di rinascita di Borgo Pantano

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Borgo Antico di Pantano…. chiudo gli occhi un attimo e mi rivedo là: dove il respiro era puro, la mente era aperta e il cuore pareva come un giardino fiorito di mille emozioni.

Un giorno Nino Pracanica – cantastorie-poeta-artigiano del Castello di Milazzo – mi chiama e dice: “Caro Fabio, vicino a noi sta avvenendo qualcosa di straordinario… devi venire a meravigliarti di persona!” Non mi sono fatto pregare, sono andato!!

Il mio “viaggio” è iniziato da una foglia di malvarosa – una pianta a me sconosciuta – e come questa pianta mi è bastato “accarezzare” questo luogo per qualche attimo per sentire nell’aria un profumo nuovo, mai sentito prima: profumo di sogni e di Borgo Pantano!

Orazio Bisazza non sapeva se essere felice o disperarsi quando le ultime volontà della madre lo “investirono” dell’onore – e dell’onere – di dare impulso all’ambizioso progetto di Borgo Pantano. Dare nuova vita ad un piccolo borgo abbandonato, per di più oggetto nei secoli di un’opera di cancellazione della memoria, in cui le uniche custodi gelose di ricordi e informazioni si erano trasferite da tempo in Australia e Stati Uniti… dev’essergli sembrata davvero un’impresa impossibile – e ancora non aveva avuto a che fare con la fantomatica “burocrazia” sicula -. Quello che probabilmente non avrebbe mai immaginato è il seguito, un progetto che sarebbe diventato una missione di vita per tutta la sua famiglia.

Affreschi nascosti o modificati, la disposizione di una chiesa chiaramente variata rispetto alle origini, l’enigma di un antico quadro rubato, la presenza di una piccola casetta immersa nella natura e anticamente abitata da un personaggio alquanto enigmatico, una grossa e particolare pietra che qualcuno ha voluto collocare con insistenza proprio al centro perfetto di un antico edificio… sono solo alcuni dei misteri e degli sviluppi degni di un romanzo di Dan Brown che il nostro Custode del Borgo avrebbe trovato in questo cammino verso la rinascita.

Chissà quante storie nascondono quelle mura… e Orazio ha saputo stuzzicare la mia curiosità, trasportandomi in un  vero percorso di scoperta e facendomi sentire a tratti come il protagonista di un film, che si ritrova a dover risolvere un enigma dietro l’altro per arrivare alla verità. Perché a Borgo Pantano, oltre al recupero architettonico e naturalistico del luogo, si sta cercando di recuperare le cose più importanti: la memoria e l’identità!

 

Pantano, piccolo borgo di archeologia rurale situato nel comune di Rometta (ME), comprende una trentina di edifici e circa 17 ettari di superficie che si sviluppano sui monti Peloritani, a circa 220 metri sul livello del mare. E’ stato eseguito negli anni anche un prezioso lavoro di valorizzazione della vastissima parte esterna che circonda lo stesso: parliamo di natura ampia, di una vallata magnifica e profumata! Anche qui non si può non notare l’attento recupero della memoria, con i vecchi “pagghiari” siciliani e i tipici muretti a secco che si diramano a perdita d’occhio. Proseguendo tra i diversi itinerari presenti  ho trovato un punto d’osservazione per praticare il birdwatching, un piccolo stagno con accogliente area di sosta, “giardini d’agrumi”, cipressi, distese di piante aromatiche e altra flora catalogata egregiamente nell’opuscolo “The Ortus Simplicium Of Pantano”.

 

 

Il borgo di Pantano un tempo era abitato da una comunità di estrazione ebraica, comunità che certamente non è scampata alle vicissitudini e difficoltà del periodo spagnolo dell’inquisizione e di quelli successivi. Ecco anche spiegata la fatica nel reperire informazioni precise, ma soprattutto il grande lavoro – ancora in corso – di ricostruzione logica delle numerose “tracce” presenti nel borgo, molte di queste  oggetto di un chiaro tentativo di cancellazione della memoria. Probabilmente un istinto di sopravvivenza ha reso tutto più ermetico e misterioso… e quindi, oggi, ancora più affascinante.

A Borgo Pantano un tempo si praticava la lavorazione delle erbe medicinali, molteplici sono i collegamenti con la vicina Antica Farmacia di Rocca Valdina, probabilmente la meta finale delle meraviglie di questi campi. Oggi, per mantenere fede al progetto di recupero della memoria, questa pratica viene miracolosamente ripresa da “Josefina” – la moglie di Orazio. Se possibile si fa anche di più: si applicano i principi della “spagirica”, una sorta di lavorazione alchemica delle erbe medicinali. La raccolta delle piante deve essere effettuata in determinati giorni e ad ore precise, seguendo anche gli influssi astronomici che contraddistinguono ogni pianta. Persino chi raccoglie e lavora la pianta – un processo lungo che alla fine porterà a ricavarne olii purissimi – deve farlo in uno stato d’animo adeguato… perché la pianta “non vuole pensieri”, per quel principio cosmico che “tutto incide su tutto”, anche le energie sprigionate naturalmente dall’uomo. Alle piante magiche – se proprio si vuole esagerare – può essere offerta al massimo una coccola di musica soave, rigorosamente alla frequenza miracolosa dei 432 hz… e sembra che questo a volte avvenga davvero. Si può credere o non credere alla rilevanza di questi principi ma una cosa è certa: tanta cura, attenzione e precisione non possono che rendere il prodotto finale di una qualità difficilmente riscontrabile altrove.

Borgo Pantano – per le sue caratteristiche intrinseche – è anche il luogo ideale per la meditazione, la pratica dello yoga, il trekking leggero, la lettura, il recupero della capacità olfattiva e i benefici che se ne possono derivare… e poi, diciamolo chiaramente, anche un semplice mandarino staccato dall’albero e mangiato in quel contesto regala un’altra soddisfazione!

E’ un lavoro immane quello portato avanti a Borgo Pantano; un’impresa ardua e “scivolosa”, per i cavilli burocratici e le pressioni che puntualmente si presentano a chi tenta di realizzare un progetto importante, soprattutto quando non si prevede un grosso giro di soldi. Orazio non è certo il tipo che si rassegna, un uomo oltre che sognatore anche molto concreto, astuto e preparato, che sa come muoversi per non porgere il fianco agli “attacchi”. Non sarei però onesto se non dicessi di aver letto non solo entusiasmo e gioia ma anche punte di profonda amarezza nelle sue parole… trovandosi di frequente a dover superare determinate – e in fondo inspiegabili – difficoltà. A volte lo scoraggiamento arriva anche semplicemente interloquendo con persone senza visione e apertura, o confrontandosi con individui – spesso sotto forma di esperti di non si sa cosa – condizionati da vecchi retaggi, da poca competenza, ma mi vien da dire probabilmente anche persone contraddistinte dalla poca capacità di sognare.

Io invece sogno e ci credo… e dobbiamo crederci tutti! Del resto cosa sarebbe questo luogo senza questo progetto?! Borgo Pantano crea vita e lavoro – come già avvenuto in anni passati – e potrà offrire accoglienza in un contesto unico. Questo è un luogo aperto alla condivisione, ai valori positivi, all’integrazione dei pensieri, delle religioni, dell’uomo con la natura. Tutto questo senza rinunciare alle conquiste moderne, come si potrà notare dalla presenza nell’area del wi-fi e dall’apposizione di “QR code” nei punti di interesse… in fondo siamo a due passi dalla città e a 4 km dal mare di Sicilia.

Orazio è già pronto a far diventare il Borgo uno spazio aperto ad accogliere chiunque abbia qualcosa da condividere: un giorno può essere luogo per un’esposizione artistica, un altro per una piccola rappresentazione teatrale o musicale, un altro ancora per visionare dei doc-film e approfondire-conoscere temi e realtà importanti della nostra Isola, altri ancora per immergersi nei segreti della “spagirica”. Chiunque qui potrà esprimersi, a patto però di lasciare il proprio segno artistico e/o umano, che può essere semplicemente il racconto delle proprie emozioni o della propria esperienza, così come ha fatto Nino Pracanica con i suoi versi, che si trovano incorniciati ed esposti accanto ad una piccola finestrella. Un modo più profondo di promuovere questo luogo d’incanto, un arricchimento immateriale diffuso. Non manca molto per il  decisivo passo verso la rinascita… il recupero in programma del prossimo edificio offrirà la possibilità di accoglienza e uno spazio cucina attrezzato di supporto ai vari incontri.

Il sogno si sta avverando Signori, la rinascita di Borgo Pantano è di fatto già avvenuta… adesso deve crescere e consolidarsi!

Immagino già il giorno in cui ad accogliere visitatori e ospiti ci sarà il suono magico di un’arpa eolica proveniente da Randazzo, l’immancabile foglia di Malvarosa da annusare all’inizio del cammino e la grande campana fuori dalla chiesetta antica che suonerà a festa a sancire ogni incontro importante.

Quando si arriva a Borgo Pantano il “racconto” si trasforma automaticamente in poesia e le parole vengono “spruzzate” nell’aria come un delicatissimo profumo di spezie, agrumi, malvarosa e sentimenti. Qui l’immaginazione è continuamente stimolata e sono nate anche “Le favole del borgo incantato“, un libro di fiabe di Maria Francesca Tommasini, sapientemente illustrato da Laura Barresi.

Nei due giorni di full immersion nel Borgo ho compreso che un mondo migliore è possibile e qualcuno sta cercando di costruirlo con poco: pietra dopo pietra, muretto a secco dopo muretto a secco, albero dopo albero, pianta dopo pianta. Borgo Pantano, luogo che ci porta a pensieri profondi e lontani, capace di farci ritrovare persino il luogo più remoto che abbiamo mai conosciuto… e che si trova sempre dentro noi stessi.

Voglio chiudere – per il momento – il mio racconto di Borgo Pantano con l’Ode di Nino Pracanica. Proprio qua la sua toccante poesia non può non essere “cantata” nella lingua madre originale… perché come scriveva Ignazio Buttitta: “Un popolo diventa povero quando gli rubano la lingua donata dai propri padri. Noi avevamo anche una “madre”, ma ce l’hanno rubata… ci è rimasta però la sua voce, la cadenza, la nota bassa del suono e del lamento: questi non ce li possono rubare.”

“Borgo Pantano, cantu e cuntu li passi…” – di Nino Pracanica

Tutte le volte che mi appresterò a cantare in questo borgo una preghiera, un canto, una storia o una leggenda, le prime parole saranno sempre: cantu e cuntu li passi dalla chiesa antica fino alle prime case del borgo antico di Pantano.

 

11 commenti Aggiungi il tuo

  1. rosalbataibi di Sole di Sicilia ha detto:

    Rimango sempre sorpresa dai tuoi racconti, apprendo adesso l’esistenza di questo borgo e dei suoi misteri. È sempre un piacere leggerti…

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    1. raccontodisicilia ha detto:

      Grazie di cuore. Confesso di rimanere sorpreso anch’io del percorso di “scoperta” intrapreso… piccoli mondi, realtà e persone straordinarie che lottano, sognano e costruiscono valori e futuro in una terra complicatissima ma preziosa che si chiama Sicilia. ❤

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  2. Giuliana ha detto:

    Abbiamo luoghi inimmaginabili, credo che l’Eden fosse proprio la Sicilia ❤

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    1. raccontodisicilia ha detto:

      lo credo anch’io… e non escludo che non possa tornare ad esserlo 🙂

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      1. Giuliana ha detto:

        Uccidendo tutti i siciliani? 🙄

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  3. Giulia Giordano ha detto:

    bellissimo, grazie per questo articolo sensoriale e grazie a Orazio e la sua famiglia per la grande Visione e la volontà di condividerla. Un abbraccio.

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    1. raccontodisicilia ha detto:

      Grazie infinite per aver percepito l’essenza dell’articolo e della Visione di Orazio e famiglia. Borgo Pantano in effetti è luogo che va vissuto tutto in modo “sensoriale”… così come suppongo la vita di un’artista sensibile come Lei.

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