MARIA COSTA – UN MARE DI POESIA

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Maria Costa citava sempre la data “1890”, riportata in un permesso edilizio esibito con orgoglio per testimoniare l’inizio della storia della sua famiglia tra le case basse di Paradiso; un luogo che segnerà tutta una vita e alimenterà la sua vena poetica. I punti di riferimento di Maria Costa erano proprio la sua “casetta bassa” e lo Stretto di Messina: da qui nasceva la sua ispirazione e la sua forza espressiva. Proprio nelle acque dello Stretto la poetessa trovava l’essenza di tutto; l’atmosfera di quel luogo – frutto dell’incontro di mari e di miraggi, di correnti e di venti, di navigazioni e colori – rappresentava per Maria il nutrimento principale della sua poesia dialettale, un luogo vissuto come una vera e propria metafora della vita stessa. Le sue rime non erano frutto di studi scolastici ma solo di sensibilità intima, di letture, d’osservazione e di ascolto dei suoni della natura e delle innumerevoli storie di pescatori e naviganti. Maria Costa era figlia del mare, figlia dello Stretto: tutto prendeva vita in quelle miglia d’acqua vivente che in qualche modo separano la Sicilia dal resto del mondo. Un mare che lei guardava con amore infinito e ciauriava da sempre, sapendo bene che la vita poteva essere rappresentata proprio da quell’incontro di acque – a volte segnate dalla bonaccia altre dalla burrasca –.

Così nel tempo Maria Costa è diventata un vero “faro” dello Stretto… un punto di riferimento, la memoria di una lingua e di un luogo magico. Lo rispettava e venerava quel mare, come qualcosa di sacro, ed è per questo che con una sua poesia ha segnato il suo dissenso alla realizzazione del ponte sullo Stretto; poesia che con un tocco di genialità ha chiamato “U sfrattu” (Lo sfratto), immaginando lo stato d’animo dei suoi abitanti “marini”, costretti ad abbandonare quel mare che è la loro casa da sempre. Ha dato voce al pescespada, al polpo, alla razza, fino ai suoi miti Scilla e Cariddi e lasciando la risolutiva parola finale a Colapesce. La poesia è tratta dalla raccolta “Abbiru Maistru”, voluto dell’associazione Alamak-Sebastiano Mafodda e che ho trovato con la prefazione di qualità del prof. Giuseppe Rando. Visto che negli ultimi giorni sento riparlare dell’eterna questione del ponte sullo Stretto mi sembra appropriato affidarmi proprio alle parole di Maria Costa (vi invito a cercare il video dove recita la sua poesia).

  • ’U Sfrattu: no o ponti –

‘U piscispada dissi a lu ‘ntrasattu

«Ahiài! Ahiài! M’arruàu ‘u sfrattu!»

«Chi vai dicennu, pezzu di minchiuni?»

Dissi ‘a murina misa ‘nta ‘na gnuni.

«A freu d’acqua cci su’ coppa ‘i matteddu!»

Rispunni scantatu u luvareddu.

‘U pruppu inveci dissi: «Mi ni futtu:

tempu nenti i vestu trutti a luttu»

A tappu si ‘ntricau ‘a ciciredda:

«Cci penzu iò pi ‘sta cumacca bedda:

aùnni assummu è sempri malanova…

Mi ‘ttaccu a tutti iò a giru i bova».

«Nisceru pacci – dissi lesta ‘a pìchira –

Un coppu ‘i scossa e cumenzu da chìchira».

Cci mannaru ‘u sfrattu a Scilla e Cariddi,

mustri di rema e di mari friddi.

«Matricedda! – dissi lesta ‘a ‘ncioiarina –

‘u funnali divintiravi ‘na latrina.

A cu non nesciravi du carrùggiu

Cci ‘ssintirannu coppa d’archibbùggiu».

Ca feli a bucca ‘a Fata Muggana

‘ssistìa ‘llunata a ‘ddu scinni e ‘nchiana.

«Sfrattu! Sfrattu! Sfrattu cc’è pi tutti!».

Dicia u piscispada ittannu rutti.

Erunu ‘mmasati i pisciceddi,

i baùsi, i opi, i iaiuleddi.

«Figghiazzi di buttana, chi cunnanna!

Non nni bastava rizza, lenza e canna?»

Rispunnìu Cola du postu fissu:

«Mi cci veni a tutti ‘nu subbissu!

Non cianciti, non vi sbarruàti:

non ci niscemu mancu a cannunati».

E dissi mutu mutu e sotu sotu:

«Pi tutti ci penzu iò c’un marimotu.

E non bi dispirati, amici mei,

muriravi Sansuni cu tutti i Filistei!».

Grande Maria Costa! Con straordinaria “illuminazione”, ironia e padronanza della lingua dialettale è riuscita a dare voce ai secolari abitanti marini dello Stretto di Messina… quei pesci che anche il nostro poeta del ferro Fabio Pilato continua ad immortalare ed animare con le sue opere straordinarie (a breve ci presenterà la sua squalitta di cinque metri).

La bellezza della sonorità del dialetto, una forza e potenza espressiva che difficilmente può essere tradotta, perché in una parola c’è spesso un concetto completo, che andrebbe spiegato – con poca fortuna – con una frase intera… e poi la musicalità e la memoria non possono essere sostituiti.

Leggendo mi perdo nella poesia di Maria Costa e nella suggestione e potenza di termini sempre meno utilizzati… nun vi sbarruati, cumacca, notti i scuratina, malacriati, ‘mmucciati, ’mbrogghi attuccigghiati, sciarra, sgarrigni, midudda, scafuliari, scialo,… Ecco perché questo libro di Maria Costa lo terrò non solo come testimonianza di poesia e richiamo di eventi e storia, ma anche come una sorta di vocabolario, memoria di una lingua che perde uno dopo l’altro i tasselli di questo antichissimo mosaico, alla cui realizzazione hanno contribuito un’infinità di popoli e culture.

Mi preme sottolineare una caratteristica importante di Maria Costa, che ne contrassegnava la diversità rispetto anche a tutta la quantità di poeti che ormai popolano il mondo virtuale: lei la concretizzava la sua poesia, lo faceva attraverso la grande forza della sua voce e della sua espressività. Maria Costa non restituiva solo le sue rime, ella stessa diventava voce narrante delle sue emozioni… Racchiudeva in sé non solo la grande ispirazione poetica ma anche la potenza comunicativa di una cuntastorie eccezionale. Si poteva andare a trovarla o invitarla ad eventi, certi che avrebbe potuto intrattenere tutti per ore, con il suo raccontare e il suo magico “poesiare”. La sua “casa bassa” (o casicedda, casitta, casuzza bascia come si vuol chiamare) a un certo punto è diventata quasi meta di “pellegrinaggio” di curiosi e appassionati di dialetto, di poesia e di storie di Sicilia. Le persone scrutavano spesso nel suo cortiletto nella speranza di poter scambiare quattro chiacchiere e raccogliere l’energia e la vivacità di pensiero di Maria Costa.

Mi ha colpito la sua capacità di osservare e di vedere simboli poetici in quello che la circondava – e quindi di dare significato anche a quello che per altri poteva sembrare insignificante –. Per esempio ho ascoltato la poesia dedicata ai ragazzi dell’Istituto Jaci, dove ha messo al centro simbolico due alberi: uno rappresentato dal preside come punto di riferimento nella vita e l’altro quello presente all’interno del giardino della scuola, bellezza naturale che dio c’ha concesso. Le foglie e i rami dell’albero “sventuliano”, così come la nostra vita tra bonaccia e burrasca, ma nel suo tronco è nelle sue radici rimane fermo e resistente. Esorta i ragazzi a fermarsi ogni mattina davanti a quell’albero per osservarlo e salutarlo… “quella è bellezza di dio, non lo dimenticate mai… ziccatibillu nta midudda”.

Oggi mi chiedo se tra 10 o 20 anni ci sarà ancora qualcuno capace di trasmettere e narrare con quella intensità la Sicilia… Se nell’ambito dei cantastorie conosco diversi “giovani” di grandissima qualità e forza espressiva, come poeta-cuntastorie in questo momento conosco solo una voce con la forza interpretativa che può ricordare quello di Maria Costa: sto parlando di Nino Pracanica. Chi lo ha seguito in questi anni sa bene che la sua poesia “Matri Sicilia” è uno degli “inni” d’amore più intensi mai dedicati alla nostra Terra, ma solo se da lui interpretato e possibilmente fuori da un teatro. Così come ascoltandolo nelle righe dedicate a Borgo Pantano si troverà la forza di quel luogo e delle persone che lo hanno reso vivo. Nino ha dimostrato recentemente questa capacità comunicativa rara anche da Carla Luvarà nella trasmissione radiofonica di RadioAmore.

Ecco, forse solo Nino, con il suo vissuto e la sua sensibilità, potrebbe restituire con la sua voce e interpretazione la bellezza e la forza delle poesie di Maria Costa.

Così come ha fatto Mariaceleste Arena con il suo ritratto… che ci restituisce una Maria Costa avvolta nel suo mondo, in questa sorta di meravigliosa alba dello Stretto… con il Pilone di Torre Faro, che luccica nei suoi 233 metri di altezza e più di 2200 gradini, a ricordare i tre chilometri di cavi elettrici che univano la Sicilia alla Calabria. Ancora una volta Mariaceleste ci dimostra la sua sensibilità nel recepire e trasmettere i temi che la legano al suo territorio. La ringrazio per la sua preziosa collaborazione e per un’opera che dà più senso alle mie parole, e che penso possa essere d’interesse per le persone che portano avanti il nome di Maria Costa.

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Maria Costa ha ricevuto numerosi riconoscimenti, compresa l’iscrizione nel registro dei “Tesori Umani Viventi”, Registro Eredità Immateriali della Regione siciliana. Le sono stati dedicati diverse tesi di laurea e numerosi servizi, video amatoriali e interviste da media e reti televisive nazionali e straniere.

Dopo il 07 settembre 2016, data della sua morte a 89 anni, l’abitazione di Maria Costa è diventata una Casa Museo e sede dell’omonimo Centro Studi. Il centro presieduto da Pippo Crea promuove iniziative a sostegno della poesia popolare ed è ricco di oggetti, foto e documenti della Poetessa. Mi ha fatto piacere scorgere tra i soci fondatori ancora una volta il nome di Linda Schipani (che avevo già citato su Cammarata), ennesima dimostrazione della sua attenzione alle iniziative e all’identità di questa Terra.

Ogni tanto ripensiamo a Maria Costa, alla sua voce narrante e al suo viso orgogliosamente segnato dalla vita, dal sole e dalla salsedine… magari seduti in una notte davanti al mare dello Stretto, pensando a un dialogo immaginario nel quale la poetessa potrebbe dirci: “nun vi sbarruati per la mia assenza, tornerò nei vostri cuori ‘nta ‘na notti i scuratina, a scafuliari i vostri pensieri, fino a quando non vi ziccati ‘nta midudda che questa madre Terra e questo mare sono un dono divino…

Così come sono preziose le parole e le poesie che abbiamo ricevuto in eredità… Evviva Maria Costa, il nostro “albero maestro”!

3 commenti Aggiungi il tuo

  1. SenzaAlcunaLogica ha detto:

    Testi sempre meravigliosi!!! Grazie!!!! 💛☺️

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    1. raccontodisicilia ha detto:

      Grazie a te per l’attenzione e per il tuo ultimo “racconto”… aspetto il seguito.

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      1. SenzaAlcunaLogica ha detto:

        Io aspetto te!!! Merciiii ☺️☺️☺️

        Piace a 1 persona

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