Suonino le campane e un bicchiere di Zibibbo per tutti! Offro io!!
Qualche mese fa ho ricevuto l’eredità dallo Zio!! Calma, non affrettatevi a chiedermi aiuto economico… non sia per avarizia ma preciso che non si tratta né di soldi né di case e terreni. Ho ricevuto le uniche cose che veramente si possono tramandare: la conoscenza e il ricordo.
Mio zio era per certi aspetti “stranazzo”, non aveva modi particolarmente raffinati ma borsello di cuoio, coppola e accento marcato nascondevano in realtà basi di greco e latino, grandi letture e un allenamento quotidiano con “La settimana enigmistica”. Nenti, se non gli veniva una definizione del cruciverba non si dava pace, non prendeva sonno e finiva per telefonare a qualsiasi ora per chiedere “l’aiuto da casa” a mio Patre.
C’è stato un periodo in cui accompagnavo spesso lo Zio nel suo paese d’origine ai piedi dell’Etna. A “cavallo” della sua vecchia 128 a ogni viaggio corrispondevano sempre storie e racconti strani, di vicende del territorio e dei particolarissimi personaggi che lo animavano. Ormai ricordo poco di queste storie, rimane però viva l’atmosfera di quelle giornate – certi colori, le sarde a beccafico o i maccheroni cu sugu da Za’ Maria, l’aroma di spensieratezza nell’aria -. Il mio più grande divertimento stava nel sapere che puntualmente le storie e le vicende raccontate dallo Zio si sarebbero concluse con un mitico detto siciliano e la sua gran risata caratteristica…
Una cosa tira l’altra e così ho scoperto che sono più di 13000 i detti e proverbi siculi (un vero record), catalogati meticolosamente nel 1880 da Giuseppe Pitrè e molti ormai diffusi in tutta italia. Chi è Giuseppe Pitré? Il medico umanista inventore della “demopsicologia” (altro che folclore), “Uno” che ha scritto molte più fiabe e novelle dei fratelli Grimm, raccolte direttamente dalla voce della gente di mezza Sicilia. Quando Calvino nel 1956 decise di raccogliere le 200 fiabe italiane più rappresentative, ben 40 erano di Pitré… da Giufà a Colapesce.
Anche sta’ Sicilia mi ha lasciato una grande eredità… mi ha lasciato la nascita della commedia con Epicarmo, della filosofia con Empedocle, della scienza con Archimede, della poesia lirica con Teocrito (Virgilio lo chiamò suo maestro nelle Bucoliche), il primo trattato Gastronomico con Archestrato da Gela, gli spaghetti di Trabia, la base della lingua italiana con Giacomo di Lentini. In questa Isola si è anticipata spesso la storia, fino all’unità d’Italia e alla liberazione. Sta’ Sicilia mi ha lasciato in eredità il sacrificio degli zolfatari e dei minatori, la sofferenza di milioni di emigranti, chilometri e chilometri di muretti a secco costruiti pietra dopo pietra, il lavoro dignitoso di contadini e marinai, quel popolo che sin dai tempi della dominazione greca si era dovuto ingegnare per comunicare a gesti, che in quel dialetto – riconosciuto lingua madre – si portava dietro la memoria di se stesso e di mille altri popoli, che lo dominarono sì, ma che mai riuscirono – e mai riusciranno – a trasformarlo in qualcosa di diverso da quello che è sempre stato: Siculo.
Scusatemi, dimenticavo il tema principale di questo “post/racconto”: l’eredità dello zio! Niente, si tratta “semplicemente” di una monumentale opera di 10 volumi dal titolo “Storia della Sicilia”, che probabilmente in questa vita non riuscirò mai a leggere completamente. Lo so, delusione ci fu per questa rivelazione, alcuni avranno pensato “molto rumore per nulla”, come il titolo di un’opera di W. Shakespeare… o “tantu trafficu ppi nenti” come l’opera di un certo Michelangelo Florio Crollalanza. Chi è costui? Un messinese costretto a fuggire dalla Sicilia alla fine rifugiatosi da parenti in Inghilterra. L’opera di Shakespeare è stranamente ambientata a Messina e riporta nel testo frasi tipiche e pare anche un “minchia”. Che non si tratti della stessa persona?? La data di nascita è la stessa e ricorrono anche tante altre coincidenze. Insomma c’è di che fantasticare, come per lo zio niente è come sembra…
Signori a voi l’eredità!
FAVULA SCRITTA, FAVULA DITTA, DICITI LA VOSTRA CA LA MIA E’ DITTA. – Lo zio avrebbe concluso così e con la caratteristica risata che tanto mi manca –
Fonti:
- “Proverbi e modi di dire Siciliani” di Santi Correnti –
- “Il Pozzo delle meraviglie” – racconti di Giuseppe Pitrè
- Centinaia di altre letture sulla Sicilia e soprattutto la mia vita reale.
Perché non raccontare la storia del castagno dei cento cavalli (o cavalieri) di Sant’Alfio? Una chicca…😉
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Hai ragione ma preferisco lasciare un minimo di sorpresa ai visitatori di Sant’Alfio e del mitico Castagno. Il finale che mi raccontava mio Zio invece non posso proprio raccontarlo in questa sede… ahahah
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Immagino!😂
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Santi Correnti è stato il mio professore di Storia della Sicila all’università, mi sono beccata un bel 30 😄
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Wow avrei voluto conoscerlo anch’io Santi Correnti… era davvero un immenso conoscitore della Siciliai. Non poteva non notare le tue grandi potenzialità!
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E dire che come prima domanda mi chiese di Meli, che io allora sconoscevo, e mi dissi: “sono fregata!” 😄
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Ahahah immagino lo “smarrimento” totale… Grazie, mi hai dato un input per approfondire la conoscenza delle opere poetiche di Meli.
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Per la verità ero “smarrita” anche perché Correnti ha gli occhi storti e non capivo se guardava me o qualcuno accanto a me e mi giravo continuamente 😂😂😂😂
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Però hai recuperato alla grande… e non poteva essere altrimenti!
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Ero giovane 😄
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