Ragusa Ibla – Ricordo d’Amuri

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Gesualdo Bufalino nel libro “La luce e il lutto” su Ragusa Ibla apre così: “Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla. E convengo ch’è una discriminazione maleducata, non so quanto abbia da guadagnare il turismo locale. Fatto sta che ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo nero che spia;”

Ora voi capite bene che dopo aver letto Bufalino verrebbe voglia di non scrivere altro su Ibla, si rischierebbe solo di rovinare l’immagine di ciò che è stato già definito nel miglior modo possibile… Pertanto, vi prego, prendete le mie righe come semplice testimonianza di un povero viaggiatore di Sicilia, di un’anima in pena assillata dalla voglia di ripercorrere gli stessi passaggi dei suoi miti: perché così sarà anche nel mio viaggio a Ragusa Ibla.

Si guardano Ragusa Iauta e Ibla, separate nell’aspetto ma unite da una lunga scalinata; centinaia e centinaia di scalini in un costante venirsi incontro dai due lati, ma senza mai riuscire ad unirsi veramente – così come avviene nelle opere “Attrazioni repulsive” di Leonardo Cumbo –. Si guardano e si parlano le due Ragusa, in un dialogo tra il presente ed il passato, ma che in un gioco di specchi finiscono per invertirsi: ciò che sembrava specchio del presente diventa sempre più passato e ciò se sembrava passato invece si tramuta nella rappresentazione del presente e del futuro stesso di Ragusa.

– il racconto completo sarà disponibile in una prossima pubblicazione cartacea e in un video-racconto –

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