
“In estasi e sollevato da terra”, così i nasitani (o nasensi) videro San Cono al momento della morte, accorsi nella sua grotta per chiedergli spiegazioni su un misterioso suono di campane senza il tocco di nessuno…
Ed io – lo dico con profondo rispetto del culto e sentire nasense – ammetto di poter descrivere più o meno nello stesso modo la sensazione provata nel percorso di scoperta delle meraviglie di Naso (Me). Nel mio caso però trattasi di estasi di vita, di meraviglia per il ritrovamento di tesori antichi, di leggerezza di spirito, tanto da sentirsi quasi sollevati da terra, per l’influsso benefico dell’arte e della “natura” intorno, e per il potere che il calore dell’animo umano nasitano riusciva a trasmettermi.
Fluttuavo leggero quindi, in una calda giornata di sole estivo siciliano, a circa 498 metri vista mare nel Val Demone, di fronte la valle del Sinagra, tra i quattro quartieri di quella che fu prima Contea e poi Città. Potere di un luogo come Naso, trascurato dalla maggior parte delle guide di viaggio ufficiali ma non da santi, templari e poeti. Non ero solo nel mio “fluttuare”, eravamo cinque viandanti di Sicilia, un incontro di persone rare avvenuto proprio a Naso, quasi a richiamare la gloriosa “Accademia degli Audaci” – istituzione antichissima che qui ha preso vita probabilmente già ai tempi di Federico II –.

La magnifica Naso ha accolto il nostro peregrinare con i decori dei suoi vasi fioriti, le sue belle maioliche e ceramiche, altro patrimonio secolare del luogo in corso di valorizzazione. Proprio da Naso è partita secoli fa l’opera della famiglia Lazzaro e di quel Girolamo che viene riconosciuto tra i più grandi ceramisti maiolicari rinascimentali della Sicilia. Allora evviva le maioliche e le ceramiche di Naso, si riaccendano le fornaci e si continui a far splendere quest’arte antica che porta bellezza in ogni piazza e vicolo di questo “Borgo-città”.
– il racconto completo sarà disponibile in una prossima pubblicazione cartacea –




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