Nipitellate, ossa di cedro, torrone “gelato”, pignolata… sono solo alcune delle innumerevoli specialità che la pasticceria messinese propone. Nomi strani hanno questi classici dolci di pasticceria “secca”. Da anni ho il piacere di portare questi capolavori anche lontano dalla Sicilia, sia per me stesso che come doni preziosi. Quelli citati non sono dolci banali, sono complessi e per essere veramente buoni devono essere realizzati da mani esperte, devono mantenere un difficile equilibrio di sapori. Io, da goloso che sono, conosco e mangio questi dolci sin dall’infanzia; essendo ormai anche uno “studioso” per diletto della pasticceria siciliana, quando mangio un dolce tipico non mi limito alla sensazione di benessere immediata che il dolce stesso mi offre… ma ci medito anche dopo, ricerco le sfumature, ragiono sulle percezione degli ingredienti, sulla memoria che ho di un sapore.
Grazie alla grandissima Associazione Pasticceri Duciezio ho metabolizzato che le origini di un dolce sono molto importanti, perché in un luogo “mitico” come la Sicilia anche la pasticceria può essere strettamente legata al concetto di cultura… E’ sorprendente quanto si possa apprendere della storia e “dell’anima” di una regione semplicemente approfondendo la conoscenza e l’evoluzione dei dolci che la caratterizzano. I dolci tradizionali, a differenza di altri cibi, nascono sempre in occasione di una festa o di un momento storico particolare, accompagnati da riti che li legano sempre ad un momento gioioso o importante della vita di un popolo.
Il mio punto di riferimento a Messina è il Maestro Pasticcere Lillo Freni, che da perfezionista e studioso del dolce siciliano qual è regala sempre raffinate e fedeli preparazioni dei dolci tipici della città e della regione.
Signori, i dolci strani vi aspettano in Sicilia!
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Ah quanti ricordi e quanta nostalgia dei sapori della terra mia! Qui a volte parlo a qualcuno delle “ossa dei morti” o dei taralli di zucchero ma mi guardano strano ahahah
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Anche quelli da te citati sono dolci poco conosciuti, che ci riportano al ricordo della “festa dei morti”, che una volta in Sicilia era più “sentita” del Natale. I preziosi Taralli di Racalmuto, molto amati e citati anche da Sciascia e Camilleri, sono praticamente sconosciuti al di fuori della provincia di Agrigento… come anche i dolci conventuali spettacolari (cuscus dolce, conchiglie ecc.) che si preparano tutt’oggi nei Monasteri di Santo Spirito di Agrigento o di Palma di Montechiaro. Per fortuna l’Associazione Pasticceri Duciezio “protegge”, valorizza e diffonde la memoria di questi capolavori… e dei nostri ricordi. http://www.duciezio.it/
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Sono andata nel sito, che meraviglia 😋😋😋
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Dimentichi forse le “Minne di vergine” di Sambuca di Sicilia?
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Hai perfettamente ragione, un altro dolce poco conosciuto al di fuori della provincia di Agrigento… Quelle famose sono quelle di Catania, legate alla festa di Sant’Agata. Un mondo straordinario quello del dolce siciliano, una varietà impressionante… per tale motivo seguo da vicino e sono socio sostenitore dell’Associazione Pasticcieri Siciliani Duciezio. https://raccontodisicilia.com/2018/04/08/bologna_fico_duciezio/
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