Caltanissetta – la Bellezza degli “Ultimi”

Caltanissetta – “Castello delle donne” – provincia ricca di fortezze spettacolari, dai resti del castello di Pietrarossa a quello vista mare di Falconara, all’incredibile Castello di Mussomeli. Città antichissima, fondata dai Sicani, circondata da  un territorio aspro e silenzioso quanto affascinante, per due secoli è stata al centro dell’estrazione zolfifera dell’Isola, luogo di nascita e produzione del più famoso amaro siciliano – ormai in mano a una multinazionale –, città siciliana del torrone. Fuori dalle maggiori mete turistiche dell’Isola, pochi mesi fa Caltanissetta è stata tristemente collocata all’ultimo posto tra tutte le province italiane per la qualità della vita. Attratto come sempre dalle imperfezioni dell’umanità e dei luoghi ho percorso 1700 chilometri per andare al centro  dell’indecifrabile “continente” Sicilia, proprio a Caltanissetta… volevo scoprire la bellezza degli ultimi!

Mi ha portato nella città nissena anche una riflessione: un luogo che può vantare tra i suoi concittadini l’illuminante professore-scrittore Salvatore Farina, lo straordinario scultore Leonardo Cumbo e il maestro di arte dolciaria Davide Scancarello in qualche modo è già un luogo da considerarsi meritevole d’attenzione.

Sono arrivato a Caltanissetta in una giornata temporalesca, attraversando autostrade e strade non certo tra le migliori, solo e spaesato come un “cane ca fui”, mi è sembrato quasi di voler toccare il punto più basso dell’entusiasmo che anima solitamente un viaggiatore. Per ristabilire l’umore giusto mi sono affidato all’antica tradizione dolciaria della città, una  mangiata di ricci al pistacchio e di tipico torrone bianco nisseno nel bellissimo “tempio” siculo di Davide Scancarello! Nel caso di Davide sono andato sul sicuro per averlo seguito in diverse occasioni tramite l’Associazione pasticceri “Duciezio”. Nei suoi dolci ho sempre potuto apprezzare l’utilizzo generoso di materie prime di grande qualità – come il miele di ape nera sicula e la frutta secca di Sicilia –. Ho conosciuto anche i tempi lunghi della lavorazione del torrone nisseno, mediamente 8 ore di lenta cottura a temperatura non troppo elevata, nel pieno rispetto della genuinità del prodotto e dell’antica tradizione. Chi ha avuto la fortuna di provare questi capolavori dolciari è rimasto sempre stupito per gusto e qualità. Il torrone di Caltanissetta è un vanto per la città, negli ultimi anni si è cercata una giusta valorizzazione del prodotto anche a livello mediatico, da amante dei dolci mi sembrava doveroso rendergli omaggio – ricordando che nell’antica versione della Cubbaita è probabilmente il torrone più antico della storia –.

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Riparto per il mio giro in città ritemprato di dolcezza, sarà un caso ma anche il cielo si è aperto di azzurro! La nuova luce mi fa scoprire un’altra Caltanissetta, ho vissute le ore successive con un’altra leggerezza di spirito, scoprendo quel fascino particolare che accomuna la città con altre zone interne della Sicilia. Il Corso Umberto, corso Vittorio Emanuele, l’affascinante piazza Garibaldi – con il Duomo e la chiesa di San Sebastiano che si fronteggiano separate dalla bella fontana del Tritone –, Palazzo Moncada, i resti del Castello di Pietrarossa, il museo archeologico ricco di reperti bronzei e ceramici, il Crocifisso della pietra, e poi altre chiese, palazzi, panorami… insomma la città non è priva di punti di interesse.

L’indomani Caltanissetta mi regala sole e i riflessi della pietra di Sabucina! Intento ad ammirare un antico abbeveratoio, una cara vecchietta mi viene incontro con il suo carrellino della spesa e scambiandomi per un giornalista mi dice: “Gentile Signore lo scriva che qui quando piove si allaga tutto e saltano le fognature, nessuno fa niente da anni e siamo abbondonati a noi stessi… lo scriva”. Io lo scrivo signuruzza bedda, anche se non sono un giornalista e se di solito mi concentro solo sulla bellezza… ma glielo dovevo, perché anche lei fa parte delle cose belle incontrate a Caltanissetta, con il suo carrellino e la grande dignità di anni e anni di sopportazione per uno stato assente.

Salutata la signoruzza ho continuato il mio giro seguendo un percorso di scoperta diverso, sono andato in compagnia dello scultore Leonardo Cumbo alla ricerca delle sue opere disseminate tra Caltanissetta e San Cataldo. Della grandezza di Leonardo vi parlerò in un capitolo a sé, però un suo capolavoro mi dà lo spunto per ricordare un periodo storico altamente significativo per la città e l’intera regione… una storia di sogni e di fatica, di riscatto e di dolore: quella delle miniere di zolfo e dei “Carusi”. La Sicilia per circa due secoli ha avuto il monopolio naturale dell’estrazione dello zolfo e la provincia di Caltanissetta ne è stata il centro nevralgico. Malgrado le grandi potenzialità economiche nei fatti l’assenza totale di un sistema organizzato e la “disattenzione” regionale e statale non hanno permesso di tramutare questa grande risorsa in una vera ricchezza per il territorio (come sempre è accaduto nella storia della Sicilia). Dietro questo periodo storico ci sono vicende leggendarie di capomastri, picconieri e carusi. Pirandello nella sua “Ciaula scopre la luna” ha ricordato l’aspetto più doloroso di quel periodo, proprio quello dei “Carusi”: bambini e ragazzini che lavoravano nelle miniere, sfruttati e deformati dalla fatica, praticamente privi di una vita che non fosse quella della miniera stessa. Conoscendo questa pagina controversa della storia della città si può percepire la grandezza anche della scultura di Leonardo Cumbo, che meriterebbe una collocazione migliore e maggior cura. La scultura (che potete ammirare in foto) ha nei fiammiferi un elemento altamente simbolico: il cappuccio dei fiammiferi è fatto principalmente proprio di zolfo, si accende di fuoco e si consuma velocemente, così come si sono accese e consumate le vite e i sogni di chi ha lavorato in quelle miniere. La scultura è poi caratterizzata da cunicoli picconati che richiamano le miniere stesse e dove all’interno viene rappresentata proprio la dura vita dei suoi protagonisti. Per approfondire l’argomento consiglio una visita al Museo Mineralogico di Caltanissetta, dove oltre ad un’ampia collezione di minerali si può percorrere un percorso unico ed interessante nella vicenda storica delle miniere di zolfo. E’ stato un periodo storico controverso, la tentazione di cancellarlo e di lasciarselo alle spalle è stata forte per molti anni; ritengo invece che debba rappresentare un vanto per la città e per i suoi abitanti, uno spaccato di vita da tenere sempre presente, da raccontare e far conoscere, lo dobbiamo a quei lavoratori eroi… che hanno sacrificato la propria vita nella speranza di un futuro migliore per se stessi, per le proprie famiglie e per la propria Terra.
Leonardo Cumbo è una “risorsa” umana importante per la città, consiglio per un itinerario artistico insolito un tour alla ricerca delle sue opere uniche. In parte è quello che ho potuto fare io accompagnato proprio dallo scultore, questo mi ha permesso di conoscere meglio il suo particolare percorso di vita e di capire a fondo l’importante significato di molte sue sculture – che vi assicuro sono straordinarie –.

Il periodo indicato per visitare il centro della Sicilia è sicuramente il periodo Pasquale. Vivere la settimana Santa tra Caltanissetta e San Cataldo (ma anche Enna vista la vicinanza) significa scoprire un altro aspetto unico della Sicilia. Se il periodo dei morti ha perso un po’ di intensità, invece la settimana santa mantiene ancora tutto il suo carico di drammaticità e festa insieme. Giornate caratterizzate dai “Misteri” – processioni con delle particolarissime rappresentazioni –. Questo forse è proprio il periodo festivo che contiene in sé l’essenza stessa di questa Terra e del suo popolo. Giornate  di tragedia e gioia, di morte e rinascita, di fede e festa. A Caltanissetta il mercoledì e il giovedì vanno in scena – perché sempre di alto teatro di strada si tratta – le Vare piccole e le Vare grandi. Il mercoledì il corteo è segnato dalla presenza del Capitano che guida l’Antica Maestranza (discendenti delle antiche corporazioni di arti e mestieri). Il giovedì  invece le Grandi Vare – statue realistiche a grandezza naturale – riproducono la passione di Gesù. Le vare sono anticipate dalle corporazioni e sono seguite da fiumi di folla, fin quando non scatta la “Spartenza”: a mezzanotte avviene un improvviso e velocissimo allontanamento delle vare e dei fedeli. Il venerdì santo ecco i “figliamari”… intonano litanie e canti portando a spalla il “Cristo nero”. Alla domenica le celebrazioni si concluderanno in un clima di vera festa e con il liberatorio volo di colombi! Proprio a Pasqua anche nella vicina San Cataldo si può  godere di uno spettacolo alquanto singolare: i Sanpaoloni – grandi mascheroni dalle espressioni stupite che rappresentano gli apostoli –.

Ricordando la Pasqua cosa ritorna subito in mente in Sicilia? I dolci naturalmente!! Cuddura cu l’ovu –qui Cannileri –, i Pallummedi di pastaforte chiamati a Caltanissetta Moscardini, il prodotto tipico della Pasqua come la Cassata – ornata come una regina –, gli agnelli pasquali di pasta reale (obbligo citare anche  quelli straordinari di Favara e quelli particolarmente raffinati nei dettagli di Messina). Caltanissetta è la sede della Duciezio, l’associazione pasticceri siciliani capitanata dal prezioso professore Salvatore Farina. Proprio attraverso il suo libro “Dolcezze di Sicilia” si può percorrere anche un percorso nei dolci siciliani tipici del periodo pasquale. Salvatore Farina insegna storia e filosofia, è autore di articoli, saggi, libri di narrativa, fotografo e ricercatore culturale. Ormai da molti anni ha legato il suo nome alla pasticceria siciliana, attraverso le sue foto, i libri, gli articoli scritti per “Pasticceria Internazionale” o la Sicilia, e le partecipazioni a trasmissioni tv come Geo & Geo.
Dopo aver toccato tutte le province della regione con le memorabili edizioni del premio Pupaccena, attualmente Salvatore Farina sta elaborando e si sta muovendo su progetti ambiziosi, come quello del museo del dolce siciliano e del tentativo di ricreare una sorta di “ponte culturale” tra la Sicilia e una terra lontana, che nella storia dell’Isola ha lasciato un segno indelebile. Trovandomi a Caltanissetta non potevo non andare a trovarlo! Ero là ad attenderlo proprio fuori dal liceo dove insegna, insieme ai genitori che aspettavano l’uscita dei propri figli studenti… io invece ero l’unico ad aspettare un professore. Guardando i ragazzi del liceo ho provato un senso di piccola invidia, hanno la fortuna di avere ogni giorno davanti un esempio che può ricordargli che anche in Sicilia si possono fare – e avvengono quotidianamente – cose importanti, che si può costruire un futuro. In passato Salvatore ha reso i propri studenti partecipi di cortometraggi filosofici come “Il coltello dalla parte del manico” – trasmesso anche da Rai Educational – o “Prosciutto sugli occhi”, finalista per l’Italia in un concorso europeo. Anch’io nella vita avrei voluto apprendere da un professore dello spessore culturale e umano di Salvatore Farina, un vero appassionato di conoscenza, di rapporti umani, di vita e di sogni. Salvatore quel giorno mi ha parlato proprio dell’importanza dei sogni, mi ha quasi riportato alla responsabilità nei riguardi dei nostri sogni e ricordato la loro forza vitale. Ogni incontro, telefonata, lettura che ho avuto con il prof. Farina ha rappresentato sempre un momento di crescita personale… poter dire che ci lega un sentimento di stima e amicizia mi rende orgoglioso.

Finisce così la mia prima visita a Caltanissetta, una città che mi è sembrata in una fase di ricerca – e  riscoperta – della propria vera identità. Ci sono grandi potenzialità inespresse, il centro storico con la giusta valorizzazione e interventi mirati potrebbe attirare flussi turistici importanti. Si può ripartire da qui, recuperare l’orgoglio del passato – anche se riporta alla mente  aspetti dolorosi –, la storia delle zolfare e un rinnovato rapporto con una terra generosa dovrebbero diventare il proprio punto di forza, quello maggiormente identitario. Bisognerebbe far conoscere al mondo cosa significa trascorrere una festa come la Pasqua nella provincia di Caltanissetta, valorizzare la grande qualità e la ricchezza di prodotti del territorio, far risaltare la bellezza e le storie delle sue aree archeologiche, dei suoi Castelli e delle sue chiese. E’ importante sostenere, seguire e focalizzarsi anche sulle personalità di valore della città – per esempio quelle che qui ho citato –. Certo i servizi e le infrastrutture la città li attende invano da decenni…

Caltanissetta sei stata vera con me… mi hai offerto debolezze, virtù ed emozioni… mi hai lasciato la curiosità di approfondire la tua storia… mi hai regalato amicizie preziose… tutti motivi validi per ritornare da te.