
Ho visto cose in Sicilia “che non potreste neanche immaginarvi…”
Ho visto poeti e cantastorie animarsi tra vigneti e grotte, tra antichi monasteri, strade, piazze e borghi abbandonati.
Ho visto picciriddi, figghioli, menzani, vecchi, cani e iatti stare tutti insieme allegramente senza telefonini in mano, per condividere la vita e ballare al richiamo di un canto o un cuntu in siciliano lingua madre. Ho visto l’ultimo re dei siculi Ducezio animarsi con Macalda da Scaletta per una partita a scacchi persa malamente; poi a lato ho visto Polifemo e Colapesce arricriarisi allo stesso tavolo con cozze di Ganzirri, favi a maccu, pasta ccu’ niru da siccia, pisci stoccu a ghiotta, braciolettini di pisci spada du’ strittu e caponatina… e alla fine hanno offerto cannola e malvasia ppi tutti.
Ho visto na’ busiata trapanisi fari l’amuri di nascosto c’un grano antico madonita, l’arancino fare una fuitina con l’arancina, un cantastorie diventare contadino, un orto diventare teatro e un teatro diventare chiesa.
Ho visto na’ regina cantare ‘nto casteddu, una nonna che dipingendo trasformau un carretto in una “Cinquecento” e una Carusa di talento che invece è riuscita a trasformare un carretto in barca di spiranza.
In un Borgo ho visto le mamme che ti faciunu fari u giru du paisi per poi aprire le loro case e darti da mangiare cosi boni; a mare ho visto un uomo salvato dai delfini, e i maestri d’ascia salvati da un sogno.
Ho visto un vecchio che nella sua vita voleva fare il pittore, l’attore e il poeta… per poi fare veramente il pittore, l’attore, il poeta e persino il padre. Ho visto invece i quadri di un pittore famoso che da Parigi guardava fuori dalla sua finestra ma vidia sempre u mari e lu casteddu di Aci Trezza e Aci Casteddu.
Ho visto un uomo diventare pupo e un pupo diventare uomo; ho visto un uomo che un giorno si puttau il pupo Rizzeri a pranzo a so’ casa e u fici sittari o capu i tavula; e poi ho visto un vecchio puparo portare avanti il lavoro che aveva visto fare al nonno, riuscendo ancora a fare sognare i bambini.
Ho visto ‘na picciotta cantare a squarciagola ‘nta ‘na piazza il dolore di una matri chi pirdiu so’ figghiu – un duttureddu di nomi Attiliu – per mano di un mafiusu prepotenti e di uno stato assenti;
Poi ho visto un cristianu chi un jornu s’ammalau malamenti, andava in spiaggia sofferente e piangeva per i pesci che vedeva nturciuniati ‘nta la rizza di piscaturi, allora decidiu di renderli immortali i pesci dello Stretto di Messina… e ‘ncuminciau a farli invincibili di ferru.
Io l’ho vista “ammucciuni” cantare questa Terra antica… e spesso il suo mare sussurrarmi paroli di poesia, tragedia e sentimenti tra venti di sciroccu e maistrali in una “notti ‘i scuratina”.
Ho visto un vecchiu su un traghettu che salutava la Sicilia chi lacrimi ‘nta l’occhi; mentre un picciottu poco distante urlava al mondo: “madre tornerò!”.
Ho visto – e sentito – cose in Sicilia che non potreste neanche immaginarvi…
Dolcissimo sunto dei tuoi racconti di Sicilia… Buona domenica
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Grazie! Cari saluti
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