Proprio ieri sera leggevo “L’Albero Magico”, una favola “struggente” di Maria Francesca Tommasini ambientata nel misterioso Borgo Pantano -. E’ la storia vera di due “ziti” costretti ad emigrare in Australia in cerca di stabilità e lavoro. La ragazza, come rimedio al dolore del distacco imminente, pianterà un albero di limone con l’intento di suscitare verso i propri cari e la sua Terra natia la percezione della propria presenza… ad ogni fioritura, ad ogni limone “nato”, ad ogni profumo sprigionato dall’albero magico.
Questa favola mi ha ricordato subito la storia di due Ziti siculi che ho conosciuto di recente. In questo caso però si sono opposti all’addio e alla “Transumanza“: sono Gabriele Dodeci e Tindara Miracola. Anche loro in fondo hanno utilizzato lo stesso rimedio della favola… piantano “alberi” nel loro magnifico Borgo di San Marco D’Alunzio: alberi che in realtà sono eventi, sculture, collaborazioni, murales, documentari, racconti e promozione del territorio. “Alberi” che prendono il nome di Tre60lab, Radica, Ghiaccio Rovente di Leonardo Cumbo, Transumanze e di tutto quello che verrà. Si semina per far crescere e profumare un luogo che non vogliono proprio lasciare, lo fanno perché amano profondamente il loro paese: un concentrato di case e chiese sospese in aria, un Borgo che sembra terribilmente indeciso tra la bellezza di mare, monti e cielo – o coscientemente deciso a godersi tutto questo -.
Da diversi anni per qualche motivo sono stato sempre costretto a rinviare il mio incontro con San Marco d’Alunzio. Adesso mi rendo conto che il motivo era semplice: non era ancora arrivato il momento giusto! C’è una linea emotiva invisibile che mi guida nei luoghi, spesso è rappresentata da un insieme di combinazioni che danno senso e rendono unico il mio continuo viaggio di ritorno intrapreso in Sicilia. A San Marco sapevo già di trovare le componenti base per vivere un’esperienza da ricordare… un borgo interessante, magnifica vista mare-montagne-isole, buon cibo. Mi mancava solo l’ultimo prezioso componente: le persone! In questo caso questo “Ingrediente” indispensabile per il mio Racconto di Sicilia me l’ha fornito il grande Giacomo Sferlazzo da Lampedusa.
Siamo arrivati in parecchi lo scorso San Valentino, tanto che in paese si saranno chiesti cosa ci facesse quella “carrettata” di persone strane che vi vado ad elencare:
– i due giovani Ziti già citati – nonché “lottatori” di cultura e di determinazione nel voler rimanere in Sicilia;
– Calogero Ricciardello – siculo di ritorno, filmmaker professionale, desideroso di raccontare la Sicilia catturando con straordinaria sensibilità momenti quotidiani di vita isolana -;
– l’insostituibile Kuntastorie-artigiano di Milazzo Nino Pracanica e la preziosa moglie Gina Privitera restauratrice-decoratrice;
– un curioso emigrante di Messina e una paziente commessa di Varese;
– una modella con indosso strane Imago;
– una cuoca straordinaria nascosta nel bosco; –
– due signori bolognesi che hanno dedicato due mesi alle esperienze in Sicilia;
– un pesce che ha dovuto imparare a volare.
Probabilmente proprio in quel giorno sono capitati tutti là per celebrare semplicemente l’amore per questa Terra. Del resto quando si concentra tanta energia positiva in un luogo magnifico come questo anche l’anima parla… e da tutta questa Umanità, lanciata a ruota libera per i vicoli di San Marco, non poteva che nascere una giornata di scoperta straordinaria.
Per percepire la bellezza e le potenzialità di San Marco D’Alunzio datevi appuntamento – anche solo con voi stessi – all’inizio del borgo, proprio nella piazzetta che ospita il Tempio di Ercole (IV secolo A.C.). Quel piccolo Tempio sembra inneggiare alla bellezza e all’incontro, in esso infatti si concentrano dettagli di epoche diverse, di ritrovo di popoli antichi. Perché il tempio non si trova in un posto qualsiasi… la vista alle sue spalle spazia incredibile su tutta la costa da Capo d’Orlando a Cefalù. Un “volo” su un mare blu profondo, con le Isole Eolie che da lontano ti lanciano sguardi invitanti – al pari di una Donna terribilmente affascinante che ti invita all’amore -. Ai lati del Tempio la natura rigogliosa dei Nebrodi preannuncia aria pulita, scoperta e prodotti del territorio di qualità. Davanti al Tempio invece si iniziano già a intravedere i campanili delle innumerevoli chiese che contraddistinguono il Borgo: campanili che emergono orgogliosi tra le case e che nel contempo, con la loro bellezza antica, ricordano a tutti che un’attenzione maggiore nel costruire avrebbe potuto donare a questo luogo un’identità e un’armonia unica.
Inerpicatevi tra le viuzze di San Marco, arrivate fino alla piazza che ospita i resti del Castello Normanno… anche qui sono pronte ad accogliervi – come tre sorelle – la quiete, le pietre antiche, e i magnifici scorci naturali. Non illudetevi però di riuscire a vedere tutto il Borgo in un giorno, il tempo richiesto è lungo soprattutto se si vuole fare una visita anche al Museo della cultura e delle Arti Bizantino-Normanne, alla Gadam – galleria d’arte moderna e al Museo della Scienza. In alcuni periodi dell’anno invece prende il sopravvento la componente mistica e rituale del Borgo; non sono mai da sottovalutare le emozioni che riescono a suscitare le coinvolgenti processioni sicule come quelle dei Babbaluti.
Lo so a cosa state pensando: ma qui quannu si mancia?
Dopo aver girato respirando storia, arte e natura è normale non capire più niente per il richiamo di una fame primitiva, lupigna, che si sviluppa nelle giornate d’incanto e d’incontri come queste. Abbiamo avuto soddisfazione! Ne ero certo, un altro punto di forza di San Marco d’Alunzio è il cibo e gli eccellenti prodotti dei Nebrodi. Una stradina in mezzo al bosco ci ha condotto presso il bel Agriturismo Villadele. Qui ci aspettava la Cuoca Grazia, che nel suo nome già porta la caratteristica che la contraddistingue: anche nelle sue pietanze si riscontra una sorta di “grazia”, componente rara per un vero agriturismo. La nostra super cuoca con il suo tocco rende speciali i già straordinari prodotti del territorio, ne esalta le caratteristiche. Lei cucina per vero amore, che si percepisce anche solo ascoltandola; il suo percorso in cucina è iniziato da piccolissima, osservando le preparazioni tradizionali di mamma e nonna e cogliendone tutti i segreti. Nel corso degli anni ha studiato e sperimentato nuovi abbinamenti, ha ampliato la conoscenza delle ricette e delle materie prime utilizzate, per questo può tranquillamente cimentarsi con risultati divini anche in menù di pesce, senza glutine o per vegani e vegetariani. L’amore dicevo… Grazia è contenta quando l’aspetta un pranzo o una cena impegnativa, non sente neanche la stanchezza presa da un’adrenalina positiva che si chiama passione! Voi andate dai masterchef… io vado a Villadele, da Grazia, dove ancora la sostanza è più importante della forma, dove la maggior parte degli ingredienti sono realmente a metri 20, dove la ricotta arriva ancora calda dal “ricottaro” di fiducia. La verità è che mi sarei fermato volentieri a dormire a Villadele, sono sicuro che al risveglio in quella pace avrei trovato respiro puro, mente libera e una colazione rigenerante preparata da Grazia; colazioni come quelle preparate dalle mamme che accolgono in casa dopo tanto tempo un figlio emigrante.
Emigranti dicevamo... ritorniamo sazi all’inizio di questo racconto. Grazie a Tre60lab giorno 11 Aprile a San Marco d’Alunzio verrà piantato un altro albero importantissimo: arrivano i giovani di “Transumanze”. Un particolare progetto pittorico documentaristico portato avanti dall’urban artist Alberto Ruce e dalla videomaker Carla Costanza, due siculi residenti a Marsiglia. Iddi vogliono raccontare il processo di svuotamento di persone e ricordi dai piccoli borghi di Sicilia. Una vecchia parete del borgo prenderà vita grazie a un quadro-murales che racconterà una storia di questo doloroso percorso di abbandono, un doc film successivamente servirà a collegare le varie tappe di Transumanze e ci regalerà sicuramente importanti spunti di riflessione e un carico di emozioni. Attendiamo gli sviluppi e seguiamo con interesse questo percorso… A San Marco d’Alunzio resterà una traccia bellissima di questo passaggio e anche un monito: custodire la memoria dei luoghi e dei suoi abitanti.
Andiamo via da questo Borgo ormai amico, dalle sue pietre antiche, dai suoi “slanci” sul mare, dai suoi sapori, dai suoi valorosi giovani… mi porto in un cassetto di cuore e memoria le sensazioni di una magnifica giornata, l’intensità particolare che il cuntastorie artigiano Nino Pracanica regala sempre con la sua presenza, i sorrisi, il luccichio negli occhi pieni di passione e speranza. Ti voglio bene San Marco d’Alunzio… borgo d’incanti e d’incontri.



Sempre magici i tuoi racconti di Sicilia!👏👏👏
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Grazie di cuore
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